A Napoli la Corte d’Appello ha sentenziato che un bimbo ha “due mamme” e già questo, lo sappiamo, è contro la legge. Ma i comuni governati dai grillini hanno provveduto a questo tipo di registrazioni, senza che il governo nazionale abbia avuto niente da dire, anzi il ministro Fraccaro appositamente interrogato in Parlamento da Fratelli d’Italia ha detto di non voler intervenire, né intende farlo a quanto pare il ministro dell’Interno. La linea politica dunque di chi governa è piuttosto chiara. Altrettanto chiara però è la legge: nessuno è figlio di due mamme, nessuno può essere registrato come tale, la stepchild adoption è vietata e chi ha provato a introdurla è stato fermato nelle piazze prima e in Parlamento poi. Eppure aggirano le norme e la democrazia. C’è qualcosa che possiamo fare? Intanto capire la portata dell’attacco.
Partiamo dai fatti più recenti. La sentenza dei giudici napoletani è surreale, eppure è piuttosto noto anche secondo la saggezza popolare che di mamma ce n’è una sola. I giudici partenopei che scrivono che ‘anche la madre non biologica è madre sin dalla nascita perché accettò e condivise il progetto’ aprono a conseguenze aberranti per quanto inevitabili e logiche. Se a ‘condividere il progetto’ fossero state tre donne, ci saremmo ritrovati dunque davanti a tre mamme? E un bambino è ‘un progetto’, una cosa da spartire come fosse proprietà intellettuale o un bene mobile o un immobile? Davvero non si sa più come pensare. La reificazione della persona umana marcia spedita. La Corte d’Appello doveva sentenziare su una richiesta di stepchild adoption e non poteva che sentenziare contro, visto che la stepchild adoption è stata esplicitamente rifiutata dal Parlamento nel corso della discussione sulla legge Cirinnà. Quella di Napoli è semplicemente una sentenza ideologica contro la legge, che fa il paio con il tentativo ideologico di smembrare ulteriormente la legge 40 per via giurisprudenziale, consentendo la fecondazione eterologa alla lesbiche, esplicitamente vietata dalla norma. La democrazia non conta più nulla, ora sulla vita e sulla famiglia decidono i giudici?.
Già perché qui gli interventi della magistratura in spregio della legge arrivano quotidianamente in materia di vita e famiglia. A Pordenone il tribunale ha rinviato alla Corte Costituzionale la questione della possibilità per i single di accedere alla fecondazione eterologa e con questo escamotage ovviamente l’apertura sarebbe immediata anche per le coppie dello stesso sesso. La legge 40 vieta esplicitamente la fecondazione eterologa per questi soggetti, pone dei limiti espliciti. Per la verità originariamente la legge in vigore vietava la fecondazione eterologa tout court. La questione venne anche sottoposta a referendum popolare e chi proponeva l’abbattimento di quel limite uscì sconfitto. Cosa fecero qualche anno dopo? Rinviarono la questione alla Corte Costituzionale e fecero rimuovere il limite dalla Consulta. Ancora una volta, la democrazia e le leggi da una parte, l’ideologia dei giudici dall’altra.
Attenti, perché stavolta questi argomenti interessano noi, noi del Popolo della Famiglia, negletti, quello dello 0.7% e pochi altri che stanno pure a baruffare tra loro. Ma domani lo stesso meccanismo potrebbe essere applicato ad altre questioni che stanno a cuore e te che mi contesti. E con quali argomentazioni protesterai se avrai silenziosamente consentito ai giudici di agire arbitrariamente e contro la legge, in occasioni così determinanti come quelle che riguardano la venuta al mondo delle persone e i loro legami familiari fondamentali?
Il 9 luglio, tra pochi giorni, Donald Trump nominerà il nuovo giudice della Corte Suprema americana e modificherà in termini favorevoli ai prolife gli equilibri di tale organismo. La cosa produrrà effetti per generazioni perché i nove giudici supremi americani sono nominati a vita e il blocco conservatore avrà una maggioranza solidissima per decenni (il dimissionario Anthony Kennedy era stato nominato da Ronald Reagan nel 1987, per capirci). Voglio dire che le questioni giurisprudenziali non sono mai questioni meramente tecniche, hanno sempre un retroterra politico e certamente anche la nomina dei giudici della Corte Costituzionale italiana hanno risentito di una fase politica con la sinistra al governo. Ora ci sarebbe da sperare che la nuova aria che dovrebbe spirare da Palazzo Chigi facesse qualcosa per modificare gli equilibri o almeno intervenire su giudici che fanno sentenze contro la legge. Ma il ministro di Giustizia si chiama Bonafede e non è in buona fede, anzi lui vorrebbe anche l’introduzione dell’utero in affitto quindi non farà granché.
Ci siamo noi, resta al Popolo della Famiglia l’onere di alzare la voce, lo facciamo volentieri e faremo in modo di far ragionare il Paese. A Napoli, dove il sindaco De Magistris ha compiuto la sua quota di guai all’anagrafe, a Roma e a Torino, dove invece sono i sindaci grillini a pensare di poter dettare legge contro la legge. Fare ideologia sulla pelle dei bambini trasformati in “progetti” è davvero in termini concettuali un film dell’orrore.
C’è poi il fronte aborto, dove sono scatenati in particolare in Piemonte tra delibere contro gli obiettori di coscienza e distribuzione di pillole anticoncezionali alle minorenni. Perché questa ossessione contro la vita e contro la famiglia. Maurizio Maurizio Paolo Mario Schininà e Fabrizio Clari, coordinatori del PdF in Piemonte, ancora una volta sono i soli sul territorio a lanciare l’allarme e farsi sentire anche sui quotidiani locali. Leggo da Torino Oggi: “In Piemonte non vi è alcuna emergenza sulla disponibilità del servizio di aborto erogato dalle strutture sanitarie regionali. A fronte di un numero di strutture, ove è possibile praticare l’aborto, addirittura maggiore del numero punti nascita (3,6 contro 3,2 per 100.000 donne) e di un carico di lavoro medio settimanale per i medici non-obiettori pari a 1,7 interventi alla settimana (meno di 1 ora di lavoro alla settimana) risulta incomprensibile la delibera del consiglio regionale di ieri volta, secondo gli estensori della delibera, a rendere effettivo il diritto di scelta delle donne. Si tratta evidentemente di un attacco ideologico, senza nessun fondamento oggettivo, al fine di discriminare i medici obiettori”. Conoscete il nostro metodo di argomentazione: numeri, norme, fatti. Incontestabili. Anche in Piemonte siamo schierati con la vita (e con i medici obiettori), con la legge e contro l’ideologia.
Vorremmo come Popolo della Famiglia che sulle questioni riguardanti il delicatissimo territorio della vita, del diritto universale a nascere, della tutela della famiglia naturale si potesse aprire un confronto finalmente non ideologico su quanto sia utile e quanto sia dannoso per il nostro Paese. Continuare a martellare da una parte con i diritti delle coppie gay, dall’altra su contraccezione e aborto senza limiti, aiuterà il Paese a sconfiggere la sua principale tragedia che si chiama denatalità? Bisogna fare l’esatto contrario, investire valorialmente e anche economicamente sulla famiglia naturale, disincentivando in ogni modo il ricordo all’interruzione volontaria di gravidanza. E allora ricordiamo che la legge non permette la stepchild adoption, la legge non consente di registrare un figlio come figlio di due mamme perché quel bambino non è un oggetto o un “progetto” ma è un soggetto di diritti tra cui quello alla verità (è figlio, come tutti, di un uomo e di una donna), la legge tutela il medico obiettore e come Popolo della Famiglia difenderemo sempre i medici (per fortuna sette su dieci in Italia, frontiera prolife d’Europa) che non si prestano alla soppressione di un essere umano indifeso. Con il buonsenso, con la legge, pacificamente e democraticamente, grideremo per impedire le derive ideologiche.
Questo è il lavoro che il Popolo della Famiglia ha compiuto, portando alcuni temi dentro il dibattito politico della scorsa campagna elettorale, questo è il lavoro che continuerà a fare.