Arriva nelle commissioni Giustizia e Affari Sociali della Camera il testo del disegno di legge di iniziativa popolare proposto dalla associazione Luca Coscioni e recepito dal presidente di Montecitorio, Roberto Fico. Anche il premier Giuseppe Conte, incontrando tre settimane fa i promotori, ha assicurato che il governo avrebbe fatto la sua parte per ottemperare agli obblighi derivanti dal richiamo della Corte Costituzionale a legiferare in materia di eutanasia e suicidio assistito. La Corte Costituzionale stessa era stata chiamata in causa dal tribunale di Milano, che non aveva voluto condannare Marco Cappato per l’aiuto prestato al suicidio di Dj Fabo. Come è noto l’aiuto al suicidio è punito dal codice penale con una carcerazione che va dai cinque ai dodici anni di carcere. Il paradosso è che anche i quattro articoli della legge presentata dall’associazione Luca Coscioni lascerebbero inalterata la punibilità di Cappato, perché per richiedere l’aiuto al suicidio occorrerebbe una “diagnosi infausta” con durata residua della vita non superiore ai diciotto mesi. Dj Fabo era un disabile grave ma la sua vita non aveva data di scadenza, non era malato. Contraddizioni dei mortiferi.
Parlando davanti all’arcivescovo di Lecce, Michele Seccia, sabato scorso ho ritenuto di dover lanciare un grido d’allarme. Come già accaduto con la legge Cirinnà, con il divorzio breve, con la legge sul biotestamento nella scorsa legislatura, quando cominciano a mostrarsi le crepe nel governo si ricorre al “lancio dei fumogeni” che in politica equivale al dibattito sui cosiddetti “nuovi diritti”. Poi, tanto tuonò che piovve. Nella legislatura passata norme orrende sono state approvate per tamponare le falle nella maggioranza e tirare a campare fino alla scadenza naturale delle Camere, vediamo ora di mettere in chiaro subito che la legge dell’associazione Luca Coscioni deve essere fermata sul bagnasciuga. L’ho detto a Lecce: il combinato disposto di attivismo della Corte Costituzionale e di sciatterie normative parlamentare può produrre una legislazione mostruosa che lederebbe i diritti dei più deboli dando il via a una nuova mattanza.
Nella maggioranza già sappiamo che il Movimento Cinque Stelle è favorevolissimo all’eutanasia e il fatto che Cappato sia stato ricevuto sia da Fico che da Conte ne è la controprova. Preoccupano le parole del relatore leghista della legge, Roberto Turri, capogruppo salviniano in commissione Giustizia: “Da parte della Lega non c’è nessun preconcetto ideologico, nessuna posizione contraria a prescindere. Ciò non vuol dire che siamo a favore, ma cercheremo di trovare una soluzione il più condivisa possibile”. Non sono parole in libertà. Quando morì Dj Fabo lo stesso Matteo Salvini fece una ambigua dichiarazione a favore della “libertà di scelta dei cittadini”. Il ministro Giulia Bongiorno e il governatore veneto Luca Zaia sono apertamente schierati a favore dell’eutanasia.
Per i cattolici difensori del principio giuridico per il quale la vita è un principio non disponibile il rischio è quella della débacle per disattenzione o, peggio, per ignavia. Notoriamente una porzione non irrilevante del movimento pro-familiy e pro-life ha deciso di legarsi a doppio filo con la Lega. A nulla è servito che anche la legge di bilancio abbia confermato che Salvini e Fontana sulle politiche a favore della vita e della famiglia non fanno nulla oltre le chiacchiere, ribadiscono le vecchie e inutili politiche dei bonus varate da Renzi e Gentiloni, considerando divisive politiche effettive ad esempio contro la denatalità e contro l’aborto. Ora questo grave errore politico del legame stretto col Carroccio impedirà un’azione che dovrebbe invece essere unitaria e massiccia contro la legge sull’eutanasia e contro qualsiasi tentennamento della maggioranza e della Lega nello specifico in materia.
La legge che si comincia a discutere in commissione Giustizia e in commissione Affari Sociali della Camera non era mai arrivata all’esame parlamentare, pur essendo stati presentati testi a favore dell’eutanasia fin dal 1984 (fu il socialista e radicale Loris Fortuna a farlo per primo). Dopo 35 anni l’onore di entrare ufficialmente nel calendario di discussione della Camera spetta a una legge di iniziativa popolare, la numero 2 della legislatura. Questo apre uno spazio di concreta operatività politica anche al Popolo della Famiglia e alla sua proposta di legge sul reddito di maternità, politica attiva contro la denatalità e l’aborto, imperniata sulla cultura della vita e sul ruolo della donna madre. Se spazio in calendario è stato trovato per la legge sull’eutanasia, pretenderemo che spazio analogo venga trovato per la legge sul reddito di maternità dopo che il 9 aprile avremo completato la raccolta firme (venite a firmare ai banchetti, sostenete la mobilitazione del PdF, oggi a maggior ragione). Soprattutto però serve rendersi conto immediatamente del pericolo che si corre con questa discussione che si apre alla Camera sull’eutanasia e tutti, a cominciare dalla Chiesa, devono gridare il loro no se considerano la vita umana come giustamente tutelata da un corpus di leggi che la considerano bene non disponibile.
Il conflitto, vedrete, sarà durissimo e trasversale. Il Popolo della Famiglia da subito lancia il suo grido d’allarme e chiama alla mobilitazione, chestertonianamente ora che il danno che non è stato ancora fatto, perché domani potrebbe essere troppo tardi. Mi auguro davvero che pigrizie e interessati silenzi di parte o di partito non prevalgano sulla difesa concreta senza compromessi dei principi essenziali e quindi non negoziabili. Noi del Popolo della Famiglia siamo da subito in battaglia.