È Valter Boero – classe 1954, professore associato di chimica agraria all’Università di Torino, presidente del Movimento per la vita in Piemonte – il candidato del Popolo della famiglia alla presidenza della Regione Piemonte. Boero conosce molto bene Alba per aver insegnato all’Ampelion. Già consigliere dell’Udc fino al 2012, Boero dagli albori del partito fondato da Mario Adinolfi è membro della compagine che punta tutto sul reddito di maternità.
È Valter Boero – classe 1954, professore associato di chimica agraria all’Università di Torino, presidente del Movimento per la vita in Piemonte – il candidato del Popolo della famiglia alla presidenza della Regione Piemonte. Boero conosce molto bene Alba per aver insegnato all’Ampelion. Già consigliere dell’Udc fino al 2012, Boero dagli albori del partito fondato da Mario Adinolfi è membro della compagine che punta tutto sul reddito di maternità.
Boero, il vostro programma vi caratterizza rispetto agli altri candidati, mi pare.
«Non è solo il programma a renderci unici, ma anche il fatto che il Popolo della famiglia sia formato da volontari che hanno un lavoro e non fanno i politici di professione. Sergio Chiamparino è stato sindaco e presidente della Regione, Alberto Cirio ha occupato numerose poltrone, Giorgio Bertola è stato consigliere regionale negli ultimi cinque anni: l’unica novità è il Popolo della famiglia, se i piemontesi vogliono svoltare noi siamo la risposta».
È proprio necessario svoltare?
«Certo! Il Piemonte è alla deriva e bisogna cambiare comandante. Il fallimento è sotto gli occhi di tutti, basta guardare l’incompiuto palazzo della Regione a Torino per capire come ha governato Sergio Chiamparino, per non parlare della precedente giunta di Roberto Cota. I ritardi nella realizzazione del Tav o dell’ospedale di Verduno sono sotto gli occhi di tutti. Cirio è stato cinque anni in Europa, ma che cosa ha portato sul territorio? Poco o nulla. Sì bisogna svoltare».
Qual è la vostra ricetta?
«È molto semplice, ma nessuno ci ha mai lavorato veramente. Passa dalla crescita demografica: se la popolazione cresce, cresce il Pil e cresce la ricchezza di un popolo».
Non è sempre così. Che cosa può fare la politica per aiutare i giovani a fare figli?
«Con il reddito di maternità, che cambierà il nostro Paese e che può essere la ricetta per farlo ripartire».
Ci spieghi come funziona.
«Si attribuirà alla donna cittadina italiana, che deciderà di dedicarsi esclusivamente alla crescita del proprio bambino, un’indennità mensile di mille euro netti garantiti per i primi 8 anni di vita del bambino, facendolo ripartire ogni volta che nasce un nuovo figlio e dal quarto in poi o in caso di figli diversamente abili, l’indennità diventerebbe vitalizia. 96mila euro di denaro pubblico investiti nel miglior modo possibile per il bene della famiglia che genera figli per sé e futuri cittadini per la nostra nazione».
Quanto costerà allo Stato?
«Secondo le prime proiezioni per sostenere l’iniziativa, lo Stato avrebbe bisogno di circa 3 miliardi di euro, che dovrebbe ricavare dal fondo della presidenza del Consiglio per le politiche familiari e le pari opportunità, nel triennio 2020-22».
Secondo lei la spesa è sostenibile per le casse esangui dello Stato?
«Certo! Non solo è sostenibile, è conveniente. Pensi a un lavoratore che percepisca 1.500 euro netti. L’azienda verserà altri 1.500 euro di tasse e contributi ogni mese, per 42 anni di lavoro. Il totale sarà di 750mila euro versati da ogni nuovo cittadino. Con il reddito di maternità quel cittadino sarà “costato” 96mila euro allo Stato. Direi che oltre che un bene per il Paese conviene anche economicamente: il reddito di maternità è un investimento per la società che darà grandi frutti».
Il Popolo della famiglia è più vicino al centrodestra o al centrosinistra?
«Il Popolo della famiglia ha un’ispirazione cristiana e non è vicino ad alcun partito. Portiamo avanti le nostre istanze ed esistiamo per questo scopo. Se una coalizione dovesse sposare integralmente il nostro programma allora noi potremmo anche defilarci, a noi interessa solo che possano tornare a crearsi le condizioni ideali per dare vita a nuove famiglie».