Mario Adinolfi a Pavia smonta il mito della “autodeterminazione” nell’eutanasia. Una persona nel suo stato più critico, in una condizione di fragilità e vulnerabilità estrema quale quello del fine-vita o di una grave malattia, può essere lasciata libera di uccidersi?
Sicuramente no! E il motivo è lo stesso per cui non si può consentire a nessuno di lavorare senza contratto o stipulare contratti-capestro o derogare dalle norme di sicurezza nell’ambiente di lavoro. Tutte cose che nessuno (nemmeno i radicali) si sognano di mettere in discussione, appellandosi ad una presunta “autodeterminazione”. Anche perchè tutti capiscono che, se venisse consentita una cosa del genere, a farne le spese sarebbero i più deboli e disperati. Quelli che, pur di lavorare, sono disposti ad affrontare ogni rischio e mettere a repentaglio pure la propria incolumità.
Allo stesso modo, se lasciassimo le persone “ libere” di scegliere la scappatoia della morte (che è una scappatoia illusoria, perchè la morte non risolve niente, ma peggiora solo le cose) tanti potrebbero ricorrere a questa strada, così come tanti potrebbero lavorare senza sicurezze, senza tutele, senza contratti, o con contratti-capestro se ciò fosse consentito. Ma sarebbe questa “autodeterminazione” ? Sarebbe questo “progresso”? Sarebbe questa “libertà”? No, sarebbe la distruzione completa di tutte queste cose. Sarebbe la fine della nostra società e di tutto quanto è stato costruito nei secoli in termini di tutela, garanzia e diritti (quelli veri).
Senza parlare del fatto che l’eutanasia uno non se la dà da solo, ma viene data da altri, e questo è solo OMICIDIO. A cosa serve allora l’eutanasia legale? Serve a riportarci ai periodi storici più bui, e in particolare al NAZISMO, quando l’eutanasia è stata applicata a decine di migliaia di persone. Persone la cui vita veniva definita (come adesso), “indegna di essere vissuta”. Anche allora la “dolce morte” veniva spacciata (come adesso) alla stregua una forma di “liberazione”. Possibile che le cose peggiori della storia debbano ripetersi?
L’eutanasia sicuramente serve a qualcosa. Serve a far risparmiare soldi allo Stato che invece di assistere e tutelare i deboli, li uccide. Serve a distruggere il senso di pietà e di solidarietà, costruito pazientemente nel corso dei secoli, e sostituirlo con la morte “pietosa” (che pietosa invece non è). Per tutti questi motivi eutanasia e suicidio assistito non possono essere legalizzati, se non distruggendo la nostra società e la nostra cultura.
Questo, in sintesi, quanto detto mercoledì sera a Pavia, nell’incontro pubblico al Broletto, con un grande Mario Adinolfi, che come al solito … non le ha mandate a dire…