Oggi è stato ucciso a coltellate un ragazzino di 17 anni a Gragnano, stessa fine per un 42enne ieri a Piscinola (periferia nord di Napoli) e l’altro ieri per un 37enne di Giugliano. A un 55enne di Acerra invece la morte mercoledì è stata recapitata a pistolettate in pieno giorno. In Europa non esiste un territorio violento come quello di Napoli e provincia, così refrattario alle regole e così impenetrabile rispetto al controllo dello Stato. Comanda quello che viene chiamato “il Sistema” ed è un andazzo intollerabile, se volete con il suo riverbero anche nelle follie della “movida” partenopea tutta particolare e anarchica in tempo di Covid. So che quando si scrivono queste cose nei napoletani scatta un moto orgoglioso di autodifesa della propria meravigliosa città (che peraltro appartiene alla radice familiare di chi scrive), ma non si arresta con l’orgoglio autoctono la scia di morti che è arrivata a colpire anche un ragazzino purtroppo nipote di un boss ergastolano della camorra. Napoli necessità di una nuova stagione delle regole che bonifichi il contesto culturale dal mito di Gomorra e quello economico dagli interessi sempre più pervasivi della criminalità organizzata. Occorre estirpare le colonie del male delle piazze di spaccio più grandi d’Europa che utilizzano ormai i clan di Scampia-Secondigliano solo come grossisti per poi sommergere l’intera città e provincia di cannabis, cocaina, eroina, crack e altre droghe di sintesi che vanno fortissimo sotto forma di pasticche che scorrono a fiumi nei locali, regolarmente accompagnate al consumo di ettolitri di superalcolici. Una generazione intera si sta fottendo la vita, in particolare al Sud, in particolare a Napoli. Sarà il caso di rendersene conto e intervenire. Duramente, dopo l’ennesimo ragazzino di camorra che muore sventrato senza aver fatto neanche in tempo a diventare maggiorenne.