Le ragioni del No al referendum sul taglio dei parlamentari in un’intervista a De Carli che ci spiega il caso del suo amico Roberto Formigoni
Ciao Mirko. So della tua amicizia con Roberto Formigoni e so che sei sempre in contatto con lui. Ma è vero che il “Celeste” voleva parlare in pubblico per il NO al referendum sul taglio dei parlamentari? Si è già espresso precedentemente per il NO? Con quali motivazioni? Chi lo ha invitato a parlare a Milano? In quale contesto? E perché e da chi gli è impedito?
Sì, esatto, è una cosa che ci ha indignato in particolar modo come Popolo della Famiglia, perché noi martedì abbiamo una bellissima puntata su PdFradio in cui appunto io e Roberto dialogheremo spiegando le ragioni del perché riteniamo la battaglia per il NO al referendum una battaglia di democrazia, intesa ad andare a dire al Paese che non si fanno riforme con l’accetta solo per seguire la pancia dell’elettorato, ma bisogna cercare di garantire la funzionabilità delle istituzioni e nella funzionabilità delle istituzioni si garantisce compiutamente la democrazia; l’antipolitica ha fatto solo danni in questo senso, e ne farà tanti, perché poi dovrà essere riorganizzato il nostro sistema costituzionale da una classe dirigente non all’altezza di queste responsabilità, come abbiamo potuto vedere da questo governo attualmente in carica. Roberto si è espresso pubblicamente per il NO essendo un libero cittadino e avendo appunto voce per poter esprimere il suo parere aveva deciso di partecipare nelle sue due ore di libertà alla manifestazione indetta dai radicali (una “maratona oratoria”) in piazza san Babila per questo sabato. Ero stato invitato anch’io ma essendo presente al congresso nazionale del PdF a Roma non potevo partecipare e ho lasciato a Roberto Formigoni appunto la bandiera anche del nostro impegno per il NO al referendum. Ovviamente la magistratura ha colto l’occasione per attaccare violentemente la sua figura, ovviamente sostenuta da tutte quelle anime politiche di sinistra, o cosiddette “anime belle”, che hanno definito vergognosa la scelta di Roberto di esporsi su questa vicenda, senza dire però che questo è il governo che ha scarcerato persone su cui pendono addosso reati di mafia, reati di omicidio e via discorrendo, ma Formigoni – cattolico, impegnato in prima linea per il buon governo della Lombardia per diciasette anni – non poteva esprimere una sua opinione pubblicamente nelle due ore di libertà giornaliera concessegli. Noi ci indigniamo per questa scelta politicizzata della magistratura, ci batteremo e ne parleremo appunto martedì 15 dalle 17: 30 su PdFradio.it proprio per cercare di spiegare perché oggi chi si oppone alla scelta alla Robespierre del Movimento5Stelle – su cui tutti si sono appecoronati, tutti i partiti purtroppo, per il SÌ al referendum, quando le loro basi invece sono nettamente contrarie, basta vedere l’umore che gira nel Paese – credo che abbia il dovere anche di dire che chi si vuole esprimere liberamente con un pensiero alternativo a quello dominante viene attaccato pesantemente sulla propria persona come è accaduto nel caso di Formigoni che abbracciamo fortemente e su cui riportiamo ancora l’importanza del sacrosanto diritto costituzionale alla libertà di pensiero e di parola, che in questo caso è stato reciso. Volevo ribadire il nostro impegno e la nostra mobilitazione per il NO. È una mobilitazione di buon senso, non ideologica, intesa proprio a spiegare perché l’antipolitica non porta a risposte che il Paese si attende; andare a colpire il numero dei parlamentari unicamente significa andare a creare un vulnus all’interno del sistema costituzionale-democratico che porterà, obbligherà questa classe dirigente – che si è già dimostrata inadatta sia nell’esperienza di governo che nell’esperienza di riforme strutturali del nostro impianto democratico – a dover poi predisporre normative per rendere compatibile questo taglio con tutti gli altri sistemi di equilibrio costituzionale, e sicuramente saranno disastri su disastri. Per cui è necessario che le riforme si facciano all’interno di una logica di assemblea costituente, dove possano partecipare oltre alla classe politica anche le migliori teste del Paese, che vengano coinvolte. Se penso che una persona di una competenza assoluta come Sabino Cassese si pone per il NO, posso dedurne che che le menti più raffinate degli studi giuridici italiani sanno quanto male può fare questo tipo di riforma al sistema democratico del Paese. Detto questo, avere anche uomini che hanno fatto del buon governo il loro stile di impegno politico come Roberto Formigoni in prima linea per questa battaglia nel sacrosanto diritto costituzionale di esprimere il proprio parere secondo il diritto di libertà d’opinione e di pensiero che la Costituzione tutela, è qualcosa d’importante. Vedere la magistratura che vuole vietare questo tipo di cosa nelle due ore di libertà che gli sono concesse, non per andare a fare campagna elettorale per sé, ma per esprimere un proprio pensiero in una competizione importante per il destino del Paese, credo che sia la conferma di quanto oggi in Italia c’è solo un unico potere forte, che è quello della magistratura politicizzata; per questo come Popolo della Famiglia abbiamo più volte detto che la riforma della giustizia è una delle priorità di questo Paese per garantire una giustizia veloce che fa bene alle imprese e agli investitori, una giustizia certa e non politicizzata che fa bene a garantire il lavoro di chi in politica vuole costruire il bene e non tutelare gli interessi di qualcuno.