La Spagna ha ceduto all’eutanasia: dopo Belgio, Olanda e Lussemburgo è il quarto Paese europeo a scegliere la scorciatoia della soppressione del sofferente al posto del sostegno lenitivo al suo dolore. L’uccisione al posto del farsi carico è la vittoria della cultura dello scarto. Continuo a considerare elemento di speranza che su quarantasei Stati europei solo quattro consentano questa pratica che ha la sua origine nell’antropologia nazista. In Italia il Popolo della Famiglia continuerà a porsi come forza della resistenza contro il dilagare di tale pericolosa normativa che porta alle estreme paradossali conseguenze l’ideologia nichilista dell’autodeterminazione: se la scelta è il nulla, la capacità di scelta è nulla. Ho scritto libri per spiegare che la questione non ha nulla a che fare con la religione: gli Stati adottano le normative eutanasiche sempre con la logica del Terzo Reich che le originò. L’obiettivo è il risparmio: uccidere è gratis, assistere a lungo un sofferente costa tantissimo. Sono mere ragioni contabili spacciate per un nuovo diritto regalato ai cittadini. Fin da bambino ho capito che quando ti regalano qualcosa in realtà c’è un secondo fine dietro, a meno che il dono non provenga dalla tua famiglia. Quando proviene dallo Stato la fregatura è certa. Ma in questo tempo disgraziato ti porteranno davanti casi estremi e pietosi, faticando a capire per chi è invece realmente pensata questa normativa: per i poveri, gli affranti, gli addolorati, gli oppressi, gli sciancati dalla vita a cui sarà offerto di togliersi rapidamente di mezzo appena saranno diventati un problema e un peso. Li lasceranno soffocare in una costante, isolata, crudele disperazione. Con buona pace della umanità di noi tutti e in particolare di chi si crede libero quando invece di una pervasiva accecante propaganda non è nient’altro che schiavo.