Non capisco come faccia Marcello Foa a non dimettersi, io al posto non reggerei. Il suo direttore, Francesco Pionati, gli ha dato l’avviso di sfratto da Radio Rai: “È un sorvegliato speciale, ora c’è un monitoraggio continuo, Foa ha capito che certe cose non le può più fare, altrimenti ci saranno conseguenze”. La gravissima colpa di Foa (che, lo ricordiamo, è stato presidente della Rai) è aver dato voce a un medico no vax per questo sospeso dall’Ordine. Enrico Mentana ci ha messo il carico dicendo che per lui i no vax e chi è contro la guerra a Putin vanno trattati come i filonazisti che negano l’Olocausto, sono “negazionisti”. L’aggettivo infame è immediatamente passato nel gergo giornalistico e così quel medico ospitato da Foa è diventato un negazionista. Spero che Foa rivendichi la sua libertà intellettuale e rifiuti il diktat, magari platealmente in diretta.
Io non mi sono vaccinato, non ho mai rotto le scatole a chi lo ha fatto e non mi considero un no vax. Sono un essere dotato di ragione e nonostante la pressione giornalistica, l’obbligo di legge con tanto di multa, le trasmissioni in cui primari e divulgatori dicevano che se avessi contratto il Covid sarei morto (io, come Djokovic), la follia del green pass, le terribili parole dell’autorevolissimo premier (“non ti vaccini, ti ammali, muori”) ho studiato i dati e ho deciso di non vaccinarmi come milioni di altri italiani, pagando di persona gravi conseguenze e lesioni dei miei diritti primari.
Ho studiato dati oggettivi, scientifici, che tra gli eventi avversi indicavano miocarditi e pericarditi, che in fase acuta portano 9 volte su 10 al ricovero ospedaliero e talvolta alla morte. Ho voluto evitare il rischio e correre quello definito “mortale” di prendere il Covid da obeso (i dati reali dicevano che il rischio era marginalissimo, la mortalità riguardava un’età media di 81 anni, certo moriva anche 1 cinquantenne su 100 ammalati ma perché affetto da patologie pregresse). Quindi, assunti tutti i numeri oggettivi e scientifici, nel legittimo calcolo costi-benefici ho scelto di non vaccinarmi, ripeto, senza mai contestare chi faceva scelte diverse. Ora, poiché sono un non vaccinato convinto che il vaccino avrebbe potuto farmi del male devo sentirmi dare del negazionista? Accettare una parola che è un marchio d’infamia? Non poter esporre pubblicamente le mie valutazioni?
Ciò che sta accadendo tra la Rai e Foa, cioè l’immediata genuflessione dei dirigenti scelti dalla destra ai diktat della sinistra (i più feroci contro l’intervento del medico no vax sono stati il Pd e Fratoianni, che in nome del notorio afflato democratico degli ex comunisti ha chiesto la subitanea chiusura della trasmissione sgradita), è il nodo del problema. Siamo ad un nuovo caso Vannacci, destituito nel giro di 24 ore senza neanche un processo sommario dal ministro di destra. E badate bene, il generale è contro i no vax, quindi il tema che sto affrontando con voi oggi non è quello dei vaccini. È piuttosto il tema di chi detiene la tipografia delle patenti che consentono la libertà di pensiero.
Ascolto in questi giorni decine di trasmissioni (l’ultima è la nuova Cartabianca di Berlinguer su Rete4) dare vasto spazio con tonalità di approvazione a chi ha comprato bambini con l’abominevole e violenta pratica dell’utero in affitto, che è reato nel nostro Paese e di cui si sta discutendo in Parlamento l’estensione a reato universale. Perché Nichi Vendola può avere venti minuti di tv, caro Enrico Mentana, per santificare il suo reato, proporlo come modello di “modernità”, insultare tutti quelli che non sono d’accordo definendoli “cavernicoli”, raccontare come matrimonio ciò che per la legge italiana matrimonio non è (da noi è solo tra uomo e donna), senza subire alcun rimbrotto e anzi tra gli applausi? In Rai lo stesso è stato fatto con la vicenda di Tiziano Ferro, di cui è stata addirittura avvalorata la panzana secondo cui i suoi figli non potrebbero venire con lui in Italia per via della legislazione “omofoba” che sarebbe in vigore nel nostro Paese. Tutte palesi bugie. Qualcuno ha chiesto conto ai conduttori, li ha messi sotto “monitoraggio continuo”, li ha definiti “sorvegliato speciale” come è toccato a Foa?
No, in Rai il buon Tiziano Ferro è un eroe e la notizia della fine del suo “matrimonio” è finita persino nei telegiornali, guai a chi lo critica per la strumentalizzazione da marketing che fa dei suoi figli, morte a chi prova a definire abominevole e criminale la pratica dell’utero in affitto, che però in Italia effettivamente crimine è. I dirigenti promossi dalla destra a guidare magari il day time, zitti e buoni. Stesso atteggiamento si ha sul tema del fascismo, su cui è impedita qualsiasi analitica riflessione storica, mentre del comunismo italiano bisogna obbligatoriamente parlare bene e pagare con Raicinema a Moretti i film sul PCI del 1956 che sotto sotto era tanto buono (sì, come no). Poi arriva Foa che dedica qualche minuto ai dubbi di un medico su una questione che milioni di italiani, me incluso, hanno risolto rifiutando il vaccino e l’obbligo relativo (su cui è stato dato loro implicitamente ragione cancellando le multe) e quegli stessi dirigenti messi lì dalla destra in trenta secondi si inginocchiano al diktat di Pd e Fratoianni. Perché accade questo, come è già accaduto con Vannacci, con Marcello De Angelis, con Filippo Facci come accadrà con la Santanchè (Fratoianni ha forse chiesto le dimissioni da parlamentare di Soumahoro, che proprio lui ha voluto capolista nonostante conoscesse le accuse che circolavano) e con chiunque la sinistra riterrà di voler impallinare al primo passo falso?
C’è una debolezza culturale della destra così evidente che rende tutti i suoi dirigenti profondamente insicuri, terrorizzati quando un Lollobrigida con la laurea comprata da Bandecchi prende la parola, atterriti se la Colosimo dà una festa perché potrebbe invitare Ciavardini. La Meloni li vorrebbe tutti muti, ne conosce le fragilità intellettuali. Cerca di pagare le sue cambiali amicali e parentali, blinda persino i Pino Insegno e i Diaco, ma non ha capito che dovrebbe dotarsi di un’impalcatura intellettuale, culturale. Ha copiato tanto da miei libri ma non ha assimilato, come da quelli di Marcello Veneziani, di Franco Cardini, dello stesso Marcello Foa di tanti pensatori che pure fuori dalla sinistra esistono. Ma poi come classe dirigente la Meloni sceglie i Sangiuliano, che va al premio Strega e in diretta televisiva dice che gli sono piaciuti i libri ma alla prima domanda fa capire di non averli letti. Questo è il guaio di chi sceglie solo fedeli, temendo le menti libere che pure fuori dalla sinistra esistono. Lasciando alla sinistra stessa la possibilità di bollare come “irricevibili” alcune idee e i suoi autori, subendone di conseguenza l’egemonia culturale. Che invece va spezzata, proprio partendo dalla Rai.
Il più grande filosofo della politica italiano, il socialista di formazione fascista Norberto Bobbio, nel suo potentissimo libretto che tutti dovrebbero leggere (è breve, a portata persino del dirigente medio di Fratelli d’Italia) intitolato Destra e sinistra, spiega che mentre la sinistra è più dedita all’idea di uguaglianza, la destra ha come caratteristica propria quella di spingere sull’idea di libertà. Bene, io auspico che questa lezione intellettuale sia mandata a memoria dalla classe dirigente meloniana e al prossimo che chiederà la rimozione di un Facci, di un Vannacci, delle idee di un medico no vax, di un De Angelis, di un Foa perché la sinistra usa una delle sue parole subdole da cartellino rosso (omofobo, negazionista, fascista…), la risposta di quella classe dirigente sia chiara e netta: “Noi siamo al governo del Paese per libero volere degli italiani e saremo baluardo a difesa della loro libertà di pensiero, di espressione, di associazione. Non tollereremo conventio ad excludendum, minacce a tali libertà, pretese di eliminazione di idee e personalità sgradite, perché nella nostra idea di Paese realmente democratico nessuno detiene le chiavi della tipografia che stampa le patenti che consentono la piena espressione dei diritti di cittadinanza, meno che mai coloro che provengono da una cultura che da sempre prova a essere gramscianamente egemonica, ma è guidata dal vizio d’origine dell’istinto totalitario”.
Non pretendo che i Rocca, i Lollobrigida o i Sangiuliano capiscano pienamente quel che in questa risposta è scritto. Ma la Meloni ordini loro di impararla a memoria e la trasmetta via whatsapp ai suoi dirigenti in Rai, primo tra tutti il direttore della radio Francesco Pionati. Lasci in pace il povero Foa, anzi lo rincorra e gli chieda scusa quando, lo spero veramente, alla fine della puntata di oggi Marcello Foa si dimetterà dalla conduzione della trasmissione di cui ha certamente ben indovinato il titolo. Giù la maschera.