All’Istituto Dermopatico dell’Immacolata di Roma ricordano quella notte di ormai 5 anni fa in cui un medico di guardia 32enne iniettò cloruro di potassio in una signora 50enne, su richiesta del marito imprenditore 53enne secondo cui la moglie aveva richiesto una “morte dignitosa” soffrendo molto per i dolori di un cancro terminale al colon. L’Idi, ospedale cattolico, licenziò subito il medico che venne sospeso dall’Ordine e indagato. Marito e medico finalmente dopo 5 anni andranno il 10 novembre all’udienza preliminare, sapremo se si farà un processo. Sono tecnicamente mandante e esecutore materiale di un omicidio volontario, almeno secondo il pm, ma i media li proteggono da sempre con l’anonimato (riguardo che non si riserva mai a nessun presunto assassino) e il sistema giudiziario li protegge non avendoli mai fatti oggetto di un provvedimento di custodia cautelare, né in carcere né ai domiciliari, neanche per un giorno (altra rarità assoluta in caso di indagini per omicidio volontario). Di fatto è già passata culturalmente l’idea che il medico abbia fatto bene a praticare l’iniezione letale, viva l’eutanasia e tutta quella roba lì. Invece questo caso spiega bene cosa accadrà negli ospedali italiani se verrà approvata la legge sull’eutanasia: qualcuno dirà che in qualche modo il paziente l’ha chiesta e si procederà alle esecuzioni, alla mattanza dei sofferenti, senza indagare più di tanto sulle motivazioni di mandanti (parenti) e esecutori materiali (medici). La signora uccisa all’Idi non era cosciente al momento in cui è stata uccisa, ma basta la dichiarazione del marito che avesse chiesto l’eutanasia per offrire a lui e al medico uno scudo mediatico e giudiziario di cui nessun altro imputato di omicidio volontario godrebbe mai. E questo accade con l’eutanasia assolutamente illegale. Figuriamoci cosa accadrà quando dovesse essere legalizzata. Mi scuso per la ripetizione quasi ossessiva dell’allarme, ma se non vedete ancora con chiarezza a quale inferno ci stanno preparando, allora siete davvero ciechi.