Il 16 gennaio prossimo Luca Zaia intende far votare al Consiglio regionale la legge Cappato, il Veneto leghista diventerebbe così la prima e unica regione italiana a istituzionalizzare il suicidio assistito a richiesta. Zaia forse non ha letto il testo della proposta di legge di cui si è ideologicamente innamorato. All’articolo 2 Cappato e i suoi scrivono che possono richiedere il suicidio assistito le persone che patiscono ‘sofferenze fisiche o psicologiche che le stesse reputano intollerabili’ genericamente dipendenti da ‘trattamenti di sostegno vitale’.
A Natale a Bari un carabiniere è rimasto appeso a un viadotto per un quarto d’ora per sostenere una ragazza di vent’anni in evidente estrema sofferenza psicologica che si stava suicidando, evitando che sprofondasse nel vuoto. Zaia vuole trasformare il Veneto nella prima regione in cui nel burocratico ‘tempo certo’ di venti giorni quella ragazza di vent’anni sia abbandonata alla sua estrema sofferenza psicologica e aiutata dalla sanità veneta a porre fine ai suoi giorni. Il tutto perché curare una depressa cronica così come un disabile grave costa molto, ammazzarli costa pochissimo, anzi come recita l’articolo 6 della legge di Cappato ‘non derivano nuovi e maggiori oneri a carico del bilancio regionale’.
A Zaia chiedo di fermarsi subito sul suicidio assistito e aprire un ragionamento più complesso, altrimenti il 16 gennaio in Veneto aprirà una mattanza. Si discute tanto di fascismo in queste ore per stupidi saluti romani fuori dal tempo. Zaia non si renda emulo della pratica propagandata dai nazisti con la Aktion T4, la soppressione di malati psichici e disabili nella Germania degli Anni Trenta. Caro Luca Zaia, il principale male del Veneto è la denatalità, nel 2011 nascevano più di 45mila bambini, ora 30mila. L’emergenza per i veneti è essere di più, non essere ancora di meno mandando i più fragili a suicidarsi.