La presidenza di turno belga dell’Unione europea ha sottoposto ieri ai Paesi membri un documento per la promozione delle politiche Lgbt “contro ogni discriminazione in base all’identità di genere”. Il documento è stato firmato da 18 Paesi membri, rifiutato da 9 tra cui l’Italia. Vuol dire che l’Italia è per la discriminazione dei gay? Ovviamente no, non serve un documento improvvisato a dire che siamo contro ogni discriminazione, abbiamo la Costituzione a stabilirlo. Qui siamo invece dalle parti del ddl Zan, che con la scusa di voler riaffermare cose ovvie e già coperte da ampia legislazione a tutela, vuole affermare una particolare supremazia del mondo Lgbt e renderla intangibile, imponendo a tutti l’ideologia gender o se preferite “la cultura dell’identità di genere”. Che è una teoria ideologica assai di moda, ma palesemente falsa.
In sostanza si vuole negare l’esistenza del maschile e del femminile, che vengono nell’ideologia gender definiti come “sesso assegnato alla nascita”. La teoria prevede che non esista una chiara e inequivocabile identità sessuale, delimitata dal concetto semplice “maschio” o “femmina”. L’ideologia afferma che l’identità “di genere” sia in realtà una scelta di ogni singolo individuo, non un tratto oggettivo e inamovibile della propria identità. Puoi nascere maschio, sentirti femmina, trasformarti in femmina o in individuo androgino o non binario o queer e giù a elencare tutta una serie di possibili identità di genere in cui transitare mescolandole poi ai propri gusti sessuali.
Insomma nel mondo antecedente a tutto questo gigantesco ciarpame ideologico mio padre Ugo era un uomo e mia madre Louise una donna, la questione era chiusa lì, chiara per tutti. Oggi io vengo definito “maschio cisgender eterosessuale”. Potrei volermi trasformare in donna e diventerei un “transgender MTF” (significa “male to female”) per poi diventarlo effettivamente e allora sarei una “donna transgender” a cui potrebbero piacere gli uomini, le donne o tutti e due con ognuno degli incroci che determinano a loro volta altre identità. Oppure potrei voler non essere né maschio né femmina, sarei “non binario”, oppure non interessato al sesso e dunque “asessuato” o interessato al mio stesso sesso e allora gay se maschio e lesbica se femmina, se non si capisce bene che genitali ho sarei “intersessuale”, se mi piace andare proprio con tutti diventerei “pansessuale”, se più modestamente mi volessi limitare a maschi e femmine di stampo originario sarei “bisessuale”, se mi sta bene più o meno ogni definizione diventerei “queer”. Vi assicuro che l’elenco è infinito, l’ideologia gender sostiene che puoi indossare decine di diversi abiti mentali definiti “identità di genere”. E, attenzione perché questo è il punto ideologico, che la scelta dell’individuo deve essere considerata reale dalla società tutta intera: se sono maschio ma io pretendo di essere considerato femmina, tutta la società deve accettare l’identità di genere che mi sono autoassegnato, la legge la deve riconoscere, diventa discriminatorio negare quell’identità. Quindi se io affermo “un trans non sarà mai una donna” sto commettendo discriminazione transfobica e merito ogni pena conseguente, devo essere mandato in galera. Chiedere alla scrittrice JK Rowling cosa sta rischiando per aver reiterato affermazioni che negano l’identità femminile ai trans, secondo la legge scozzese. Che prevede appunto l’arresto per questo tipo di “discriminazione”.
Dall’ideologia gender derivano tutta una serie di follie contemporanee il cui prezzo più pesante è pagato dalle donne, spesso spazzate via dai trans: cacciate dalla conduzione dei reality show, battute negli sport, addirittura umiliate nei concorsi di bellezza dove va di moda premiare i trans e non mancano copertine alla “donna dell’anno” che in realtà è un uomo. Ma devi stare muta e accettare tutto, altrimenti stai discriminando. E così le carriere alias nelle scuole, nelle pubbliche amministrazioni, i bloccanti della pubertà per i bambini di dieci anni, il diritto a finire nelle carceri del proprio “genere di elezione”, omogenitorialità con annesso utero in affitto e ogni altra follia diventa legge, in ossequio all’ideologia e contro ogni logica, contro la verità biologica dell’essere umano che è semplice: maschio o femmina.
L’ideologia gender nega la verità del maschile e del femminile, li cancella, puntando ad una società devastata dall’inconsistenza sradicando la più elementare ed ovvia realtà identitaria. Se non posso più dire semplicemente “sono un uomo” e “sono una donna”, ma devo costantemente rincorrere elementi identitari transitori e confusi, sarò un individuo fragile e assai esposto al soffiare del vento, dunque estremamente manipolabile. Decostruendo ogni elemento identitario (sesso, nazionalità, religione, famiglia, contesto culturale) si isola l’individuo e lo li lascia preda dei martellamenti ideologici. Un padre che insegni ai propri figli che “maschio e femmina Dio li creò” e magari si oppone a iniettare la triptorelina per bloccare la pubertà di uno di essi e prepararlo al cambio di sesso, oggi secondo lo schema a cui voleva legarci la dichiarazione Ue sarebbe un pericoloso individuo bigotto e omotransfobico, discriminatore e violento. Sarebbe arrestato e privato di ogni potestà educativa sui figli, su lui si abbatterebbe la “cancel culture” e non sia mai fosse un eterosessuale bianco sarebbe certamente accusato di suprematismo.
Ecco, a una società che qualcuno vuole piegare a questo livello di condizionamento ideologico, immettendo il gender nelle legislazioni di ogni Paese europeo secondo lo schema tentato in Italia con il ddl Zan, è giusto resistere in nome della Libertà. Quando leggo il ministro degli Esteri, Tajani, provare a fare oggi sui giornali quello che si smarca dal no italiano alla proposta belga, non dimentico lo sponde che diede Forza Italia al ddl Zan quando governava con il Pd nell’esecutivo Draghi. Penso al documento Dignitas infinita, penso alle parole chiarissime del Papa contro l’ideologia gender e mi chiedo come mai nessuno abbia chiesto oggi al candidato Pd Marco Tarquinio cosa pensa della proposta belga, che la sua leader Elli Schlein ha veementemente sostenuto contestando la scelta italiana di non firmarla. Perché tanti cattolici sono pronti a sostenere con il voto Forza Italia e il Pd, più in generale perché votano per i partiti che governano o hanno governato negli ultimi due anni sostenendo una Unione Europea sempre più ideologica dalla guerra, all’aborto, al gender, alle politiche di riarmo?
L’ideologia uccide la libertà delle persone e dei popoli. Non vi chiedo il voto per la lista Libertà che contiene il simbolo del Popolo della Famiglia. Vi chiedo solo di riflettere su un punto: vale la pena o no di inviare un forte segnale di ribellione alle politiche ideologiche che questa Unione Europea vuole imporci, usando lo strumento del voto dell’8 e 9 giugno? Riflettete su questo punto e prendete la vostra intelligente decisione ricordandovi che conta solo chi vota. Se il 10 giugno mattina li facciamo svegliare con un risultato inaspettato dell’unica lista apertamente conflittuale con le attuali politiche Ue, dall’Italia arriverà un segnale di rinascita che molti altri Paesi proprio da noi stanno aspettando, buttando finalmente nel cestino la paccottiglia ideologica della guerra, della corsa alle armi, del gender.