Il primo commento andrebbe preso da Shakespeare: Much a-do about nothing, molto rumore per nulla. Ma noi siamo italiani e tendiamo a semplificarci la vita tirando fuori Tomasi da Lampedusa e le insegne del Gattopardo. Sergio Mattarella è stato rieletto, Mario Draghi è più forte di prima, i partiti si sono dimostrati piccole bande che organizzano parassiti privi dunque di alcuna autorevolezza o capacità decisionale autonoma: insomma, il voto che ha confermato al Quirinale il suo inquilino ci inchioda allo status quo ante, nulla è cambiato, nulla può cambiare. E invece il 29 gennaio 2022 sarà data da ricordare nei libri di storia perché si è aperta una stagione del tutto nuova per l’Italia.
Certamente il potere ha serrato i suoi ranghi: in poche ore una condizione traballante si è cementificata. Mattarella al Quirinale, Draghi a Palazzo Chigi con l’aggiunta da fosca regia occulta della pennellata rappresentata dalla contemporanea elezione di Giuliano Amato a presidente della Corte Costituzionale, rendono chiaro che in Italia c’è una Triade alla guida. La Triade rappresenta un’idea statalista dirigista per la quale gli interessi dei cittadini italiani vengono dopo l’interesse dello Stato, che nel caso italiano è debole e dunque deve essere inevitabilmente prono a interessi sovranazionali che richiedono che i cittadini italiani siano sempre più controllabili e messi in condizione di non nuocere. Questa idea, che la Triade maneggia da tempo con le modalità con cui gli Stati totalitari maneggiano l’ideologia (in nome di essa Amato poté mettere nottetempo le mani sui nostri risparmi in banca, in nome di essa Draghi riduce il cittadino a suddito emanando i vari obblighi da supergreenpass rafforzato), è propagandata con nordcoreana insistenza da media asserviti e incapaci di elaborare o almeno abbozzare una qualche riflessione critica. La stagione del tutto nuova obbliga i cittadini a coltivare dal basso una cultura della resistenza a questa ideologia, a questo morbido totalitarismo che appare privo di qualsivoglia opposizione organizzata.
Se la Triade Mattarella-Draghi-Amato è oggi clamorosamente rafforzata dalla totale inconsistenza dei partiti che non a caso assicurano una maggioranza parlamentare del 90% all’azione di questa nuova espressione del potere che assomma i vertici dell’esecutivo con i vertici del giudiziario, avendo accucciato ai piedi quello legislativo, la stagione del tutto nuova impone l’organizzarsi di una opposizione dal basso. Se l’ideologia propagandata dai media asserviti alla Triade è restrizione per la persona degli ambiti di libertà, contrazione dei diritti costituzionali, sanzione per i resistenti che può arrivare alla cancellazione delle condizioni per la mera sussistenza (vedi stipendio), tutto innaffiato da neomaltusianesimo sparso a manciate in salsa “climate change” per cui fare figli è un crimine che avvelena la terra perché siamo troppi e sarà bene sforbiciare con politiche stataliste che rendono difficilissimo nascere (dalla Nipt all’aborto è tutto un attimo) e facilissimo essere soppressi per non pesare da non produttivi sui conti dello Stato stesso (et voila suicidio assistito e eutanasia, ma anche interventi chirurgici negati ai no supergreenpassati), allora forse ci si renderà conto che organizzare la resistenza a tutto ciò è questione decisiva non solo politica. È questione letteralmente di vita o di notte.
Da tempo vado affermando che occorre organizzare l’area vasta dell’opposizione al governo Draghi. Serve uscire dalla stagione dei velleitarismi, della confusione, del rumore inutile per entrare in una fase politicamente matura di edificazione di un’alternativa. Non è tempo per schizzinosi e per puristi, questo è un tempo in cui occorrerà sporcarsi le mani e prepararsi a lottare con ambiti che mai avremmo potuto immaginare come compagni di viaggio, perché il terreno dell’opposizione alla Triade e all’ideologia che la sostiene va dai post-fascisti di Fratelli d’Italia ai comunisti di Rizzo, dai post-leghisti di Paragone ai pentastellati dibattistiani in fuga da un M5S trasformatosi in forza di regime, dai cattolici del Popolo della Famiglia ai movimenti free vax che da tempo animano le piazze resistenziali in Italia. Se questo vastissimo contesto saprà farsi coalizione che propone al Paese un’alternativa nella società e nelle urne, con formule unitarie o federative, sono sicuro che vincerà. Vincerà perché i cittadini italiani stanchi sono di più dei cittadini italiani asserviti. Una volta ottenuta la vittoria poi ognuno potrà recuperare le sue specificità, perché sarà un’intesa tra diversi. Ma in un tempo emergenziale dal punto di vista delle libertà democratiche, le diversità vanno condotte verso un’unità strategica e organizzativa. E chi tifa per il vecchio centrodestra si abitui all’idea: si è dissolto, chi sta con Draghi non potrà mai più rappresentare l’Italia libera.
Il 1 febbraio scatterà la “messa a terra” dell’obbligo vaccinale per gli over 50 in tutta Italia. Dal 15 febbraio il governo Draghi pretende, dopo aver già tolto lo stipendio a milioni di lavoratori non “no vax” ma anche vaccinati una o due volte però privi della terza dose che dà diritto al supergreenpass, di multarli con sanzioni fino a 1.600 euro. È lo stesso 15 febbraio in cui la Corte Costituzionale presieduta da Giuliano Amato dovrà pronunciarsi sul referendum imbroglio di Marco Cappato e voglio vedere se avranno il coraggio di affermare che è depenalizzabile l’omicidio di consenziente. Insomma, la battaglia per la vita e per i diritti richiede una risposta organizzativa immediata.
La più prestigiosa rivista scientifica del mondo, The Lancet, in un paper appena pubblicato invita a “riconsiderare le politiche sull’obbligo vaccinale” perché “non ci sono differenze apprezzabili di carica virale tra soggetti vaccinati e non vaccinati”. Tutta la premessa su cui Draghi basa il green pass (“creeremo un ambiente in cui i cittadini possano muoversi in sicurezza perché tra vaccinati”) crolla sul piano scientifico ed è pericolosa sul piano democratico. È il primo terreno su cui misurarsi organizzando politicamente l’area vasta cui ho fatto riferimento. In Italia si dovrà marciare come in Inghilterra, come in Spagna, come in Germania, come in Francia: bisogna rifiutare l’obbligo vaccinale e ripristinare condizioni di piena eguaglianza tra i cittadini, lontani dalle pratiche ideologiche di statalismo dirigista che in termini di concrete discriminazioni che ne derivano sono arrivate a provocare l’intervento sul governo italiano addirittura di Amnesty International. Draghi ha varato una forma di apartheid, impedisce a milioni di italiani l’accesso al luogo di lavoro, agli autobus, ai treni, addirittura ai bar all’aperto, alle squadre di calcio o di basket dividendo ragazzini dodicenni in vaccinati e non, impedendo il contatto tra i due gruppi come fossero i bianchi e i neri nel Sud Africa antecedente la liberazione di Nelson Mandela.
Il terreno della libertà nella verità, della democrazia, dei diritti a partire dal basilare diritto alla vita, dell’opposizione all’ideologia dello Stato dirigista che poi in un battito di ciglia può trasformarsi in totalitario, è il terreno della mia battaglia cui ho dedicato una vita intera. In questa stagione del tutto nuova sono personalmente a disposizione (lo so, con tanti amici con cui da tempo milito a testuggine senza temere le conseguenze di tale provocatoria militanza contro il pensiero unico di cui la Triade è insieme frutto e ormai albero dominante) per costruire un’alternativa politica organizzata che ha come obiettivo la conquista del governo del Paese attraverso le libere elezioni che spero più prima che poi ci verranno concesse da questo sistema marcio che con la sceneggiata che ha condotto alla riconferma di Sergio Mattarella ha perso ogni residua credibilità. Chi continuerà a votare per quei partiti non si lamenti più, perché è complice. Ma ora sta a noi offrire ai cittadini un’alternativa concreta.